I PAÑCA MAHĀBHŪTA E MANAS

Questi cinque grandi elementi vengono identificati con i seguenti nomi :

ākāśa (etere), vāyu (aria), tejas (fuoco), jala (acqua) e pṛthvī (terra) e percepiti dal nostro corpo in modi diversi, in quanto ogni elemento presenta delle caratteristiche distinte, ad esempio: ākāśa emette una vibrazione o suono; vāyu genera movimento come il vento; tejas è trasformazione, crea un mutamento un po’ come il fuoco; jala produce il gusto e pṛthvī emana odori.

Tutte queste “energie” che vengono emesse dai cinque grandi elementi, prendono il nome di pañca tanmātra (elementi grossolani) e sono: śabda (suono), sparśa (tatto), rūpa (vista), rasa (gusto), e gandha (l’olfatto).

Ogni elemento grossolano, sopra riportato a sua volta viene elaborato grazie ai pañca jñānendriyia (cinque organi di senso), che sono: śrotra (orecchie), tvac (la cute), cakṣu (occhi), jihva (lingua), e ghrāṇa (naso).

Per ogni organo di senso corrisponde un organo di azione:

vāc (la bocca) promuove la parola ed è percepita dall’orecchio (l’etere è il suo elemento primario);

pāni (le mani) esprimo il tatto percepito sulla pelle ( l’aria è il loro elemento primario);

pad (piedi) sono gli organi del movimento percepito dagli occhi (il fuoco è il loro elemento);

upastha (organi urogenitali) promuovono la riproduzione e sono percepiti dalla lingua (l’acqua è il loro elemento);

pāyu (l’ano) è l’organo dell’escrezione percepita dal naso (la terra è il suo elemento).

Questi ultimi vāc, pāni, pad, upastha e pāyu, insieme formano i pañca karmendriyā (organi di azione), “la loro natura più materiale [dei pañca karmendriyā] è conseguente al fatto che si originano dai pañca-mahābhūta, mentre la loro forte dinamicità è dovuta al fatto che contengono grandi quantità del mahā guṇa rajas” (F.J. Ninivaggi, Āyurveda, pag. 55).
I pañca karmendriyā a loro volta vengono coordinati da Manas (mente) l’equivalente del Sistema Nervoso Centrale.

 

Manas deriva dalla √man “pensare” e significa organo di pensiero, a proposito Caraka scrive questo verso: “La mente è al di là dei sensi ed è appellata sattva, “essenza”. Certuni la chiamano Cetas, “coscienza”, la sua attività dipende dalla presenza degli oggetti dei sensi e del sé e quest’attività è l’origine del funzionamento dei sensi” (Caraka Saṃhitā, Sūtrasthāna, cap. XIII, 4).

La mente in un uomo appare non essere sola, in quanto viene influenzata costantemente da tre guṇa (difetto, umore), chiamati sattva, rajas e tamas, la predominanza di uno o di un altro di tali attributi, genera differenti predisposizioni psichiche, il dott. V. B. Dash nei libri “Fondamenti di mendicina ayurvedica e Manuale di ayurveda” elenca tutta una serie di qualità che caratterizzano i guṇa sopra richiamati.
Sattva predomina nelle persone prive di difetti, dotate di buoni auspici, coscienza e purezza, tipi che hanno la capacità di discriminazione, conoscenza materiale e spirituale, capacità di esposizione, risposta e memoria, disposizione favorevole verso tutte le creature, eccellenza intellettuale ed eloquenza, coraggio, forza e splendore, libertà dall’attaccamento, invidia, odio ed ignoranza, mostrano rabbia e piacere al momento giusto e purezza;
Rajas ha una predisposizione all’ira, predomina nelle persone che provano audacia, crudeltà, invidia, aspetto terrificante e spietatezza, indulgenza nell’autoesaltazione, intolleranza, ira costante, violenza, crudeltà, ingordigia, sonno eccessivo, disprezzo per la pulizia, codardia e disposizione a terrorizzare, nelle persone, con coraggio quanto è adirato, reazioni immediate, indolenza eccessiva, eccessiva predisposizione al dolore del carattere e nei passatempo, in soggetti che compiono azioni senza discriminazione, eccessiva avidità e inazione, quando c’è instabilità;
Tamas ha una predisposizione all’ignoranza, predomina nelle persone con atteggiamento detestabile nel comportamento e nelle abitudini alimentari e deficienza di tutte le facoltà intellettive.
Se però “manas” si mostra quasi sempre con delle caratteristiche sattviche, allora si può ragionevolmente ritenere che essa sia intrinsecamente sattvica.

La mente è la porta di collegamento a questo mondo, a questa terra, al nostro corpo e dovrebbe sempre rimanere in contatto con la nostra buddhi (l’intelligenza) e dare un valore relativo alle percezioni sensoriali e non assoluto; “i sensi e la mente, se resi anormali dal contatto eccessivo, insufficiente o erroneo con gli oggetti, impediscono le rispettive percezioni; se resi normali da un contatto adeguato, fanno crescere le rispettive percezioni. Cio’ che può essere pensato costituisce l’oggetto della mente. L’utilizzo equilibrato, eccessivo, improprio o insufficiente è causa di normalità o di anormalità della mente e delle percezioni mentali” (Caraka Saṃhitā, Sūtrasthāna,
cap. VIII, 15-16).

Michela Ciampana, Terapista Āyurveda

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